l segreto delle tostatrici FIMT


Perchè il caffè tostato con queste macchine è così speciale?

F.I.M.T. di Bava & Gamba

Un po' di storia ..........

La fine del secondo conflitto mondiale aveva sancito di fatto l’abolizione delle “inique sanzioni” a cui doveva sottostare il nostro Paese, consentendo l’importazione di ogni genere alimentare “esotico”, o perlomeno non disponibile alla produzione agricola italiana durante il lungo periodo di autarchia.

Alimenti pressoché sconosciuti, o la cui disponibilità era stata sino ad allora alla portata di pochi, si riversarono sui mercati in abbondanza, ben supportati da un ambiente ricchissimo di domanda e pervaso da curiosità e ..................... desiderio.

A molti non parve vero poter sostituire i cosiddetti “succedanei del caffè”, discutibili brodaglie ricavate da improvvisati infusi ricavati da cereali o radici malamente abbrustoliti sulle stufe, con il mitico “CAFFE’ VERO”. Già: “caffè vero” o “caffè caffè”. Curiosa espressione d’epoca che andava a definire la bevanda come oggi la conosciamo, da non confondersi con gli assai meno pregiati caffè d’orzo o caffè di cicoria.

La pressante e sempre maggiore richiesta di caffè torrefatto, la carenza di macchinari adeguati ai nuovi regimi produttivi e l’abbondanza di risorse energetiche e di materie prime, inaugurarono di fatto la nascita di una nuova specializzazione: la costruzione di macchine torrefattrici.

Attive sin dai primi anni XX secolo nel settore della carpenteria metallica, le officine “Bava & Gamba” si specializzarono presto nella costruzione di macchine torrefattrici di qualità: l’intento di realizzare un manufatto robusto, affidabile e durevole nel tempo imponeva una logica costruttiva semplice ma assai costosa.

I blocchi di ghisa destinati a diventare parte integrante della futura torrefattrice venivano esposti alle intemperie all’interno del cortile di via Azuni per un periodo non inferiore ai due anni: tutto ciò che presentava fessurazioni o peggio rotture più marcate veniva restituito in fonderia e solo i pochi blocchi rimasti integri erano ritenuti degni di essere lavorati per culminare in quel capolavoro di genio e sregolatezza che da sempre ne contraddistingue il marchio: una torrefattrice FIMT.

 

Acronimo per Fabbrica Italiana Macchine Torrefazione,
F.I.M.T. è il marchio che contraddistingue i nostri impianti di tostatura

(immagine da catalogo originale)

Cosiddetti "tecnicismi" quali prese d’aria aggiuntive, atte a limitare la temperatura d’esercizio, bruciatori a tappeto multipli a canali indipendenti, indispensabili per modulare l’intensità della fiamma, moderatori di tiraggio, utili alla regolazione dei principi di convezione, sono accorgimenti presenti anche sulle macchine torrefattrici moderne, ma la peculiarità della FIMT, oggi unica nel suo genere, è la costituzione in monoblocco di ghisa, che consente l’espansione uniforme e duratura del calore all’interno del cilindro di cottura, garantendo una torrefazione dei chicchi ottimale, omogenea e soprattutto uniforme dall’inizio alla fine della lavorazione.

(immagine da catalogo originale)

All’interno del cilindro rotante, infatti, il calore viene distribuito per conduzione (generazione diretta da parte del bruciatore), convezione (correnti d’aria calda presenti all’interno del cilindro causate dalla sua particolare conformazione) ed irraggiamento (lento e graduale rilascio dall’intero monoblocco di ghisa).

Sarà poi l’arte del maestro torrefattore a combinare insieme i tre sistemi di cottura, giungendo talvolta sino ad interrompere del tutto la conduzione al fine di sfruttare appieno la convezione e l’irraggiamento, a favore soprattutto delle qualità di caffè più pregiate e delicate.

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